PRIMO MAGGIO MILANO

IMMAGINI MOBILITAZIONE  NO EXPO

 

 

 

2 Maggio 2015

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L'altro primo maggio, di classe e rivoluzionario

Nonostante il tentativo, tra l'altro ben riuscito, della stampa di regime di offuscare il grande corteo del Primo maggio a Milano ci sembra doverosa una analisi un po' più approfondita di questa grande giornata di lotta.
Partiamo dai numeri della piazza, senza voler esagerare si può tranquillamente parlare di oltre 30.000 presenze, un risultato non scontato visto il terrorismo psicologico fatto nei gironi precedenti, con notizie sensazionalistiche della stampa e veri e propri atti di repressione preventiva messi in campo dalle forze dell'ordine con perquisizioni a Milano, fermi di compagni che erano arrivati in città per la manifestazione, ecc. A questo va aggiunto il boicottaggio delle compagnie di trasporto, che chiaramente allertate dalle questure di mezza Italia, si sono rifiutate di affittare i pullman per la manifestazione.
Insomma un clima di repressione preventiva che non si vedeva da anni nel nostro paese, alla faccia della tanto sbandierata democrazia e libertà di movimento, un clima di evidente attacco al diritto di manifestare che nel nostro paese è stato conquistato con il sangue delle lotte (tradite) negli anni passati. Un segno ancora più chiaro, se ce ne fosse bisogna, della deriva autoritaria e bonapartista del governo Renzi.
Nonostante tutto ciò alle 14 la piazza era già completamente gremita ed il corteo ha iniziato a predisporsi per la partenza prevista per le 15. Un corteo composto da mille anime diverse ma tutte accomunate da un sentimento comune, la rabbia per una crisi che si sta scaricando solo sulle spalle dei lavoratori e la voglia di riappropriarsi di una data simbolica nella storia del movimento operaio e di classe, una data che da anni era stata svilita dei suoi contenuti chiaramente rivoluzionari da sinistre riformiste e traditrici ma anche da settori del cosiddetto movimento che avevano trasformato una giornata di lotta in una street parade in cui si beveva e si ballava al ritmo dei sound system.
Il primo maggio di Milano è tornato ad essere una giornata di lotta contro il capitalismo, questo è un primo risultato di cui bisogna andare fieri.
Quando il corteo si è immesso in Corso di Porta Ticinese ci siamo subito resi conto che non si trattava di una consueta sfilata ma di una manifestazione combattiva, animata da migliaia di giovani studenti, di precari, di disoccupati ma sopratutto di una nuova classe operaia multietnica. Hanno sfilato insieme la minoranza CGIL, SCIOPERIAMO EXPO, i sindacati di base (Cobas, CUB, USB, USI) con migliaia di migranti del S.I. Cobas protagonisti negli ultimi mesi di lotte radicali ed esemplari nel settore della logistica in una veramente non retorica unità di classe tra sfruttati. Ancora più importante in un momento come questo in cui su tutta l'Europa spirano venti populisti e reazionari che stanno cercando di dividere la classe. I Salvini, i Le Pen, Alba Dorata, sono il frutto di questa contrapposizione voluta dal grande capitale per dividere il fronte di classe, la manifestazione di ieri è stata un passaggio importante contro la deriva populista e reazionaria. Vedere quelle migliaia di lavoratori immigrati e italiani sfilare dietro uno striscione che diceva testualmente "IL CAPITALISMO NON SI RIFORMA MA SI ABBATTE" ci fa ben sperare per il futuro.
Hanno sfilato fianco a fianco i comitati contro la Tav, le associazioni di solidarietà con la Palestina, tanti centri sociali e collettivi territoriali, i movimenti di lotta per la casa con uno degli spezzoni più significativi del corteo. Anche il Partito Comunista dei Lavoratori era presente al corteo con uno spezzone di oltre 200 compagni, unica forza politica significativa presente in piazza. Uno spezzone che si è posizionato nella parte finale del corteo al fianco dei lavoratori, uno spezzone che nonostante gli scontri avvenuti davanti al corteo non si è mai disunito ed ha concluso il corteo nella piazza come da programma.
La canea mediatica di queste ore, scatenata dalla stampa borghese, va combattuta facendo emergere con forza i contenuti di questo corteo. Scendere sul terreno dei nostri avversari parlando solo degli scontri, alla fine marginali rispetto ai 30.000 del corteo, sarebbe un errore gravissimo dalle conseguenze nefaste per il futuro, visti anche i precedenti del 15 ottobre di alcuni anni fa. Per questo ci adopereremo da subito per rilanciare nei territori, nelle fabbriche, nelle scuole, nelle università, le lotte che sempre più stanno emergendo anche nel nostro paese.


COMUNICATO PCL MILANO

Le ragioni della grande manifestazione No Expo del,primo maggio sono più che mai valide ed attuali. Gli incidenti nel corso dell corteo dominano la scena mediatica in questi giorni ma non possono ne devono oscurare le tante validissime ragioni di contestazione di un evento che è gia costato a Milano assai piu di cio che ha promesso. Man mano che l'evento si avvicinava e' cresciuta la diffidenza, se non la decisa contrarieta, nei confronti di Expo. A settori sempre piu ampi Expo iniziava ad apparire per cio che in effetti e: uno sperpero di ingenti risorse pubbliche a tutto vantaggio di grandi imprese di costruzione, la scusa per una crescente devastazione di un territorio già compromesso, la vetrina di una citta che nella realta non esiste, la scusa per far digerire l'indigeribile: mancanza di regole, ruberie di ogni genere, nessuna tutela per il lavoro e l'ambiente. Nel corteo ha preso corpo questa contrarieta' variamente declinata. C'erano gli spezzoni sociali a tutela dei sacrosanti diritti allo studio, all'abitare, alla fruizione di servizi pubblici di qualita ed accessibili. C'erano i movimenti contro le grandi opere e le conseguenti devastazioni ambientali. C'erano gli studenti che difendono la scuola pubblica , c'era una sinistra politica e di movimento coerentemente contraria ad una giunta padrina di, sgomberi e chiusura di spazi sociali oltreche madrina di Expo. C'erano i sindacati di base è la sinistra Cgil con la presenza di molti lavoratori anche immigrati, a testimoniare che il mondo del lavoro non e prono al job acta e ad ogni attacco del governo. Una parte del grande corteo ha potuto comunque sfilare ed arrivare al termine, prima che lo stesso venisse spezzato a meta, con la restante parte costretta a ricavarsi un percorso alternativo. Certo quanto successo non mette le ragioni di contrarieta all'Expo nelle migliori condizioni per potere dialogare con quel pezzo di citta incerto sul giudizio. Ma Expo dura sei mesi ed il lavoro di contestazione e demistificazione va portato avani, durante ed oltre Expo. Il nostro impegno in cio non verra meno.
PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI
Expo 9

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